di Sujen Santini
PARTE 1: IL NIDO
L’acquisizione della consapevolezza, anche normativa, che gli animali sono esseri senzienti ha guidato a progressive revisioni della definizione di benessere ponendo sempre più l’accento sulle loro esigenze etologiche (e quindi sulla possibilità di manifestare un adeguato comportamento di specie) ed emotive: in altre parole non è più sufficiente evitare dolori e stress inutili ma consentire anche loro di provare esperienze positive. Con questi presupposti il benessere degli animali è divenuto parte integrante della strategia “Farm to Fork” che l’Unione Europea ha firmato nel 2020 all’interno del Green Deal. A questo fatto si aggiunge una iniziativa, promossa da CIWF (Compassion In World Farming), che, con la raccolta di 1.500.000 firme dei cittadini europei, chiede di porre fine all’utilizzo delle gabbie. Questa mozione, nota come “End of the Cage Age” è stata presentata in Parlamento Europeo il quale ha dato mandato all’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) per produrre nuove opinion scientifiche aggiornate sul benessere degli animali in allevamento di tutte le specie che potranno condurre in futuro a nuove e importanti azioni nella regolamentazione dell’uso delle gabbie. Il 30 giugno 2021 la Commissione europea ha infatti annunciato l’intenzione di presentare una proposta legislativa, entro il 2023, per l’eliminazione graduale e il divieto finale dell’utilizzo delle gabbie per tutte le specie e le categorie di animali entro il 2027. Ci sembra quindi appropriato dedicare più rubriche dell’Atlante Etologico al comportamento della scrofa e dei suinetti nel periparto e allattamento, approfondendo prima le caratteristiche etologiche, quindi i requisiti da considerare per progettare ambienti idonei a consentire il manifestarsi di tali comportamenti e infine una rassegna delle principali soluzioni ad oggi proposte, e sperimentate, di box parto e allattamento libero o con parziale confinamento.
INTRODUZIONE
L’intensa selezione per il miglioramento produttivo degli animali allevati ha portato a cambiamenti fisiologici importanti, quali ad esempio la dimensione della cucciolata e il tasso di crescita; tuttavia risultano conservati alcuni modelli comportamentali innati sebbene la maggior parte delle pratiche intensive ne precluda il naturale svolgimento e sembra renderne superflua la funzione originale. La motivazione è che mantengono una funzione biologica per l’animale: ad esempio, il comportamento di costruzione del nido e il legame materno sono intimamente connessi alle dinamiche neuro-endocrine della scrofa, influenzando di conseguenza gli assetti ormonali che regolano il parto e la lattazione. Il mancato riconoscimento dell’importanza dei bisogni comportamentali può pertanto essere effettivamente controproducente anche in termini di efficienza produttiva.
FASE DI COSTRUZIONE DEL NIDO: RICERCA DEL SITO DEL NIDO, ISOLAMENTO E COSTRUZIONE
Comportamento e fisiologia della scrofa
Allo stato brado, circa 2-3 giorni prima del parto, la scrofa si isola dalla mandria e si allontana anche parecchi chilometri (da 2,5 a 6,5 km) in cerca di un sito di nidificazione adatto, ovvero isolato e libero solo su due/tre lati: in questo modo si sentono protette pur mantenendo la vigilanza verso possibili predatori. L’area di nidificazione comprende anche la presenza di una zona alimentazione e una di defecazione, che devono essere tra loro distanti e distinte per ragioni territoriali e sanitarie. Una volta scelta l’area, crea una depressione concava centrale sradicando la vegetazione e scavando il terreno, procede poi a raccogliere materiale idoneo che distribuisce in tutto il nido e che manterrà temperature idonee all’interno del nido anche in presenza di basse temperature ambientali. L’inizio della costruzione del nido è innescato da un aumento dei livelli di prolattina, conseguente alla diminuzione del progesterone e all’aumento delle concentrazioni di prostaglandine. Il feedback positivo derivante dal completamento del nido induce un aumento dei livelli di ossitocina: evento determinante che governerà le spontanee contrazioni uterine e quindi il successo del parto. L’aumento dell’attività dovuto alla costruzione del nido ha un effetto benefico nel ridurre lo stress e l’irrequietezza; generalmente infatti, tale comportamento diminuisce circa 4 ore prima del parto quando la scrofa entra nella “fase tranquilla” del preparto.
Importanza funzionale della fase di nidificazione Il processo di nidificazione è cruciale per l’instaurarsi del comportamento materno: scrofe che hanno dedicato più tempo per la preparazione del nido è più probabile che agiscano con attenzione verso i suinetti durante e dopo il parto. Nelle scrofe domestiche tenute in gabbie è possibile osservare questi comportamenti (scavare e sradicare) orientati verso pavimenti, sbarre e mangiatoie. La mancanza di spazio e materiale manipolabile preclude il feedback neuroendocrino della costruzione del nido ed è infatti correlata a livelli più bassi di ossitocina e a un aumento dell’attività ipotalamo- ipofisi-surrene (HPA), indicativa di stress fisiologico. Inoltre, senza la percezione del completamento della nidificazione, alcune scrofe possono continuare ad essere motivate a costruire il nido anche durante il parto, aumentando il rischio di schiacciamento. Quindi, nonostante l’assenza di prole in questa fase, la costruzione del nido è una fase critica per la sopravvivenza dei suinetti e di conseguenza rimane un comportamento evolutivo importante.
PARTO, ESORDIO LATTAZIONE E OCCUPAZIONE DEL NIDO
Comportamento e fisiologia della scrofa
Durante il parto l’aumento delle concentrazioni plasmatiche di ossitocina promuove le contrazioni dell’utero, per l’espulsione dei suinetti, e la secrezione di colostro dai capezzoli. La durata del parto è variabile, con un range di circa 26-245 min. Una breve durata del processo di parto è importante per la sopravvivenza dei suinetti poichè un ritardo può provocare anossia e natimortalità. Il feedback dalla mammella, stimolato dal massaggio dei suinetti, aumenta la concentrazione di ossitocina e la conseguente eiezione del latte. La disponibilità di colostro diminuisce esponenzialmente durante le prime 24 h di secrezione, prima di passare al latte entro 30 ore dal parto. Per i primi 2 giorni dopo il parto la scrofa trascorre la maggior parte del tempo nel nido, tranne brevi uscite per il foraggiamento. Durante questa fase di occupazione del nido, emette un tipico grugnito di richiamo dei suinetti alla mammella a intervalli di 30- 70 minuti, l’aumento della frequenza del grugnito fa sì che i suinetti passino dalla fase di pre-massaggio a quella di suzione, come vedremo in seguito. Poi le scrofe inizieranno a lasciare progressivamente il nido, evento che accade a circa 10 giorni dal parto.
Comportamento e fisiologia dei suinetti
Quando i suinetti nascono devono affrontare un numero significativo di sfide per la loro sopravvivenza. Come prima cosa devono arrivare alla mammella, mostrare vigore nell’acquisizione e nel mantenimento di un capezzolo funzionale e quindi ingerire il colostro vitale per l’equilibrio energetico, preservare l’omeotermia e promuovere la funzione immunitaria. Ciò richiede una sincronizzazione efficace tra comportamenti della scrofa e dei suoi suinetti. Quasi subito dopo la nascita il maialino è guidato alla mammella grazie ad una combinazione di stimoli tattili e olfattivi: le proprietà termiche e tattili della mammella sono uniche nell’ambiente extrauterino e quindi altamente attraente per i suinetti appena nati. Il flusso di colostro è continuo durante il parto e per circa 12 h dopo la nascita, poi inizia l’eiezione ciclica (circa ogni 30 min). A causa della natura epiteliocoriale della placenta i suinetti nascono senza protezione immunitaria che deve essere acquisita attraverso l’ingestione di colostro. La capacità di assorbimento degli anticorpi materni diminuisce già a 24 ore e di solito si completa entro 48 ore dal parto, un fenomeno generalmente indicato come chiusura intestinale che fornisce una barriera meccanica alla penetrazione di agenti patogeni. È interessante notare che, come detto, la scrofa inizia ad uscire dal nido solo dopo le prime 48 ore, ovvero al termine dell’acquisizione dell’immunità passiva da parte dei suinetti. Le più frequenti cause di mortalità neonatale sono l’ipotermia e l’ipoglicemia che portano a letargia e quindi rischio di schiacciamento. L’ingestione di colostro è necessaria per preservare l’omeotermia. I suinetti passando dall’ambiente intrauterino alla temperatura ambientale, sono infatti suscettibili all’ipotermia poiché nascono con pochissimo tessuto adiposo isolante e nessun grasso bruno e le riserve di glicogeno presenti nei muscoli sono basse e si esauriscono rapidamente. Inoltre il suino domestico ha perso gran parte della protezione fisica delle setole che hanno i suoi antenati selvatici. Il “comfort termico” è molto diverso per la scrofa e per i suoi suinetti. Per una scrofa infatti la temperatura ideale è tra 12°C e 22°C, oltre è suscettibile a stress da calore che compromette l’ingestione alimentare e la produzione lattea. Per un suinetto 34°C rappresenta invece la soglia di temperatura critica più bassa. Un nido adeguato è quindi fondamentale per raggiungere il compromesso del confort termico per scrofa e suinetti.
Il comportamento allattante della scrofa assicura una distribuzione equa del latte ai suoi suinetti, così come il comportamento dei maialini è un modo per comunicare le proprie esigenze nutrizionali individuali. Questa comunicazione è mediata attraverso la stimolazione tattile del rilascio ormonale: durante l’allattamento, gli stimoli dei suinetti influenzano il rilascio di numerosi ormoni che non solo regolano la produzione e l’eiezione del latte ma anche il metabolismo della scrofa. A differenza delle vacche, le scrofe non hanno una cisterna del capezzolo, motivo per cui un maialino non può ottenere il latte senza che ci sia un aumento della pressione intramammaria mediato dal rilascio di ossitocina. L’allattamento è suddiviso in 5 diverse fasi:
1. lotta per la posizione alla mammella (che poi rimarrà stabile)
2. pre-massaggio
3. suzione lenta
4. suzione rapida (eiezione del latte)
5. massaggio finale
Il pre-massaggio dura 1-2 minuti e il latte è disponibile solo per circa 15-20 sec, mentre la durata del massaggio finale può essere di alcuni minuti e varia con il progredire dell’allattamento. Poiché ogni suinetto alla nascita sceglierà un capezzolo funzionale che manterrà per tutta la lattazione, la funzione del massaggio finale è quella di regolare la quantità di latte prodotta dallo specifico segmento di mammella che ricevere la stimolazione, aumentando il flusso di sangue ricco di prolattina. In questo modo ogni maialino “prenota” la quantità del pasto successivo. La diminuzione del tempo di massaggio finale inizia infatti a partire dalla 3^ settimana, periodo nel quale avviene anche una fisiologica riduzione della produzione di latte.
Importanza funzionale dei comportamenti durante il parto e fase di occupazione del nido
Le scrofe selvatiche e domestiche in habitat seminaturali partoriscono in isolamento e stanno lontane dal resto della mandria durante la prima settimana dopo il parto. Questa separazione dal gruppo familiare potrebbe essersi evoluto per dare alla madre abbastanza tempo per imparare l’identità della propria nidiata attraverso i canali olfattivi e acustici. Anche per il maialino appena nato il riconoscimento materno è un compito importante poiché sono individui sociali, che vivono naturalmente in gruppi in cui le scrofe, spesso tra loro imparentate, danno alla luce in modo sincrono più giovani. La comunicazione materna rafforza il riconoscimento e l’attenzione alla prole, ed è fondamentale per tenere i suinetti nelle immediate vicinanze e per proteggerli dai pericoli. Quando la scrofa e la sua cucciolata rientrano nel gruppo familiare composto da diverse scrofe in lattazione a circa 7-10 giorni dopo il parto, diventa importante per lei essere in grado di riconoscere la sua prole, per contrastare i frequenti tentativi di allosuzione, ma soprattutto per rispondere tempestivamente ai richiami qualora un proprio maialino dovesse allontanarsi o essere in difficoltà. Il contatto naso-naso scrofa-suinetto è la prima forma di riconoscimento materno ed è un comportamento che si verifica comunemente quando sono in grado di interagire liberamente. La frequenza del contatto naso-naso aumenta durante i primi cinque giorni di vita per poi diminuire progressivamente, ovvero quando in natura i suinetti inizierebbero a seguire la loro madre fuori dal nido. Anche i segnali uditivi regolano le relazioni sociali e nutrizionali tra madre e figlio: i suinetti mostrano un ricco repertorio vocale già durante i primi giorni dopo la nascita e distinguono i vocalizzi materni già a 36 ore di vita.
In una situazione indoor convenzionale, dove madre e figlio rimangono isolati insieme fino allo svezzamento, la comunicazione e il riconoscimento materno rimangono comunque funzionali poiché sono un indicatore della disponibilità a prendersi cura della prole e della capacità di investire nella propria cucciolata: è stata infatti evidenziata una associazione positiva tra la frequenza dei contatti naso-naso e l’assunzione di latte e il rischio di schiacciamento. La transizione dalla posizione in piedi a quella sdraiata è la più comune causa di schiacciamento dei suinetti e pertanto l’attenzione e il controllo esercitati da una scrofa quando cambia posizione sono fattori chiave per la sopravvivenza dei suinetti in qualsiasi sistema. Scrofe che comunicano di più con i suinetti, sono più consapevoli della loro presenza e possono proteggerli in misura maggiore mentre si muovono e riposano e reagiscono più prontamente ai loro lamenti. L’incapacità e la frustrazione delle scrofe di interagire correttamente con i suinetti potrebbe anche essere, in parte, un motivo di cannibalismo.
Nel prossimo numero: “Partenza dal nido e integrazione sociale” e “Sviluppo nutrizionale e svezzamento”.