La fertilità delle vacche da latte è in cima alle priorità degli allevatori che lavorano per avere una stalla efficiente con una omogenea distribuzione dei parti per tutto l’anno. La nutrizione ha sulla fertilità un ruolo molto importante, anche se non è l’unico fattore…
di Sonia Rumi
LA NUTRIZIONE PROTEICA
La prima cosa da tenere in considerazione è che la fisiologia della super selezionata Frisona da la priorità alla produzione di latte e dei suoi costituenti e mette solo al secondo posto la riproduzione, almeno fino a quando la bovina non è di nuovo gravida. Inoltre, la vacca è un ruminante e come tale utilizza prevalentemente gli aminoacidi, derivanti dalla proteina microbica ruminale e dagli alimenti che sfuggono alle degradazioni ruminali, per produrre glucosio e quindi energia e lattosio. Infine, un dato che bisogna tenere sempre all’attenzione è il consumo massiccio degli aminoacidi stoccati nel tessuto muscolare durante le fasi di bilancio energetico negativo; secondo alcuni studi, durante il periodo che va da 2 settimane prima del parto a 5 settimane dopo, le bovine possono arrivare a mobilizzare fino a 21 kg di proteine “muscolari” (che corrispondono a circa 119 kg di tessuto muscolare!). Alla luce di tutto ciò, si rende necessario definire dei piani alimentari calcolati sui fabbisogni reali della bovina, pena un grave calo della fertilità, alcune malattie metaboliche gravi, come lipidosi epatica e chetosi metabolica e una non piena efficienza del sistema immunitario. Anche l’eccesso azotato può portare a degli effetti negativi sulla fertilità, provocando una riduzione del pH uterino, l’alterazione della qualità dei follicoli e la sottrazione di energia. Per questo motivo, da tempo si è posta molta attenzione nel misurare negli allevamenti la concentrazione di urea nel latte. Per avere, però, delle corrette indicazioni, la misurazione di questo parametro deve essere fatta su latte individuale di bovine nelle prime settimane di lattazione, ossia quando esse devono esprimere quasi contemporaneamente il picco di lattazione e una nuova gravidanza in un periodo di fisiologico bilancio energetico negativo. La determinazione su latte di massa può solo darci indicazioni sull’efficienza di utilizzazione dell’azoto della razione. Al fine di predisporre diete più corrette è utile quantificare attraverso i controlli funzionali, quante sono le bovine con una proteina del latte < 3%, quante quelle con un urea < 20 mg/dl e quante quelle con urea > 35 mg/dl. Se le prevalenze sono maggiori del 10-15 % è necessario adeguare i piani alimentari, altrimenti è utile intervenire sulle singole bovine con gli strumenti offerti dalla clinica d’allevamento e dalla nutrizione clinica.
LA NUTRIZIONE ENERGETICA
E’ innegabile che esista una correlazione positiva tra bilancio energetico e fertilità, ma va vista alla luce delle modalità con cui una bovina produce l’energia necessaria per avere follicoli, corpi lutei, ovociti ed embrioni di qualità. Nei ruminanti, infatti, buona parte del glucosio deriva dall’acido propionico prodotto dalle fermentazioni ruminali, dagli aminoacidi derivanti dalla flora microbica ruminale e dai grassi corporei. Molto spesso, quando si viene sollecitati a calcolare una razione più energetica, inevitabilmente si riduce la quota di foraggi della razione e la componente proteica, per fare spazio ad amido e grassi; questo non fa altro che portare alla riduzione del pH ruminale, letale per la flora microbica ruminale, con liberazione di endotossine. Una razione ideale è quella assunta in grandi quantità e che quindi apporta molta fibra ruminabile, amido e proteine, anche se la concentrazione di questi nutrienti è apparentemente modesta. La presenza nella dieta di emicellulose e cellulose molto digeribili permette alla flora microbica di fermentare in maniera molto efficiente e quindi di produrre significative quantità di proteina batterica. La proteina batterica apporta alla bovina una quantità significativa di amminoacidi fondamentali anche per la produzione di energia chimica. Per mantenere il pH ruminale costantemente intorno a 6 sono necessarie grandi quantità di saliva che veicolano sostanze tampone. A tale scopo, di grande importanza sono i foraggi di qualità, ossia quelli con un’alta la quota di NDF digeribile ed una bassa quota di quello indigeribile. Per avere un elevato tasso di crescita microbica ruminale, l’apporto proteico della razione deve essere adeguato soprattutto nella sua componente solubile. E’ inoltre necessario un “uso prudente” dei grassi, specialmente di quelli non rumino-protetti, proprio per l’effetto tossico che hanno gli oli liberi nel rumine nei confronti della flora microbica.
L’INTEGRAZIONE VITAMINICA E MINERALE
Questa parte della nutrizione rappresenta una voce di costo rilevante nel razionamento della bovina ed ha un impatto sensibile sulla produttività e fertilità delle bovine. Allo stesso modo, risulta la più difficile da gestire con precisione e con cognizione di causa. Per questo periodicamente vengono prodotte delle tabelle di riferimento. Quando si voglia analizzare attentamente se le nostre bovine ricevono abbastanza minerali si deve tenere conto dei macro-minerali come il calcio, il fosforo, il sodio, il potassio, lo zolfo e il cloro, che sono presenti negli alimenti e che possono turbare la salute degli animali sia per un loro eccesso che per un loro difetto. Una puntualizzazione va fatta per i cosi detti antiossidanti ossia la vitamina A, la vitamina E, il rame, lo zinco, il manganese ed il selenio che costituiscono i punti fondamentali del sistema antiossidante dell’organismo molto importante per bovina da latte ad alta produzione (BLAP). Sono ormai noti i danni gravi alla salute derivanti dallo stress ossidativo sia in transizione che nelle prime fasi di lattazione. In linea generale, le razioni dovrebbero essere formulate considerando dei “livelli di sicurezza” per ridurre i rischi di somministrazione di quantità insufficienti di minerali e vitamina biodisponibili. Questi livelli non devono cadere nell’eccesso, evitando, così, costi alimentari eccessivi, ricadute negative sugli animali e impatto sull’ambiente.