di Dario Banni

A Cremona si è svolto il seminario incentrato sulla fase di transizione nella bovina da latte organizzato da Granda Team. Sul palco sono saliti allevatori di alcune importanti realtà aziendali e professionisti del settore per portare le loro esperienze nell’ambito del programma Transizione 4.0. Questo programma consiste in un protocollo di lavoro che prevede accanto all’assistenza di personale qualificato e a strategie nutrizionali ad hoc, l’utilizzo di prodotti validati scientificamente e di tecnologie innovative per la gestione della mandria nella fase di gestazione.

Luciano Cominio, dell’azienda Lembo Farm, ha affermato che è riuscito a migliorare la fase di transizione, attraverso una divisione delle asciutte in gruppi di alimentazione, così da controllare meglio il DCAD (differenza cationi-anioni, ovvero, Potassio e Sodio, meno Cloro e Zolfo) delle razioni. Questa differenza si è cercato di mantenerla il più possibile vicina a zero, mentre nella transizionbe è stata ridotta ulteriormente grazie anche al controllo del pH delle urine sono riusciti a ridurre l’incidenza dell’ipocalcemia, oltre a metriti e chetosi. Con tale risultato hanno registrato un incremento medio della produzione di latte alla quarta settimana di lattazione di 2,2 litri. Sommando questo, con la minor incidenza delle patologie, sono riusciti ad ottenere un sensibile aumento degli utili. Invece, nell’azienda “San Rocco” di Massimiliano Zocca, con l’adozione del programma Transizione 4.0 hanno scelto di eliminare il close up alimentare, pur gestendo in modo differente le vacche prossime al parto dalle altre. Così facendo affermano di aver aumentato la produzione media di 1-3 kg di latte. Parallelamente, nel post parto monitorano la calcemia e forniscono, nei casi di carenza, una frazione di calcio metabolizzabile attiva, attraverso l’integrazione di carbonato di calcio. Oltre a ciò misurano i livelli di fosfatemia, magnesemia e di beta idrossibutirrato (BHB), per prevenire carenze e problemi di chetosi. Anche nell’azienda “San Giovanni”, di Daniele Dalle Palle, si è optato di rimuovere il close up e di adottare modifiche strutturali, per ridurre le fonti di stress, insieme all’uso di tecnologie per la raccolta e monitoraggio dei dati, con risultati positivi. Renato Di Fonzo di Cirioagricola, grazie a questo programma si è dotato di alcuni sensori che monitorano le vacche, in modo da cogliere per tempo le situazioni di allarme ed intervenire prontamente. Così facendo, grazie alle nuove tecnologie e ad alcune modifiche alimentari è riuscito a migliorare in generale la stalla. Matteo Boggian dell’azienda Maccarese, ha affermato che, a seguito dell’insorgenza di molti problemi, si è affidato a questo programma e all’adozione di sostanziali modifiche strutturali, portando a 75 m2/capo la superficie per l’asciutta e 30 m2/capo per gli animali in lattazione. Con la riduzione delle fonti di stress ed una maggiore cura dell’alimentazione delle asciutte, è riuscito a prevenire le patologie metaboliche e a migliorare l’utile aziendale. Massimiliano Intini, cow monitoring specialist scr Europe, ha affermato che nel post parto si hanno il 75% delle patologie di una stalla, influenzate dal livello d’ingestione e dallo stato immunologico degli animali. Per ridurre queste patologie risulta fondamentale la prevenzione, il recupero in tempi rapidi e seguire dei precisi protocolli di transizione. Questi protocolli prevedono, un’iniziale raccolta dati, attraverso l’uso di varie tecnologie che seguono animale per animale ed una successiva analisi degli stessi, tenendo conto della consistenza del gruppo e scegliendo un parametro che non possa essere influenzato dall’ambiente, come ad esempio la ruminazione. Così facendo, nel momento in cui i dati di un animale non siano paragonabili col resto del gruppo, viene segnalato un possibile problema. Allo stesso modo, anche la variazione repentina dei dati raccolti è indice di problemi. Lo stesso relatore ha spiegato come l’indice di salute di questo programma sia un parametro estremamente importante, in quanto permette di capire lo stato di un animale, prima ancora che questi mostri segnali di sofferenza. Anche Paola Amodeo, responsabile Dairy Comp. Alta Italia, ha affermato che, nella fase di transizione è fondamentale controllare che gli animali abbiano un corretto livello d’ingestione, un buono stato di salute e di pulizia, che gli operatori abbiano un’idonea formazione e che la stalla garantisca un certo benessere animale econ riduzione dello stress. Inoltre è necessario minimizzare tutto ciò che possa portare a conseguenze negative, quali i cali d’ingestione, i picchi di lattazione bassi e gli stress ossidativi. A tale scopo risultano utili tutti quegli strumenti di controllo che consentono di raccogliere dati, a patto che siano elaborati da un buon software, che siano inseriti nel contesto di stalla e che vengano conservati e confrontati nel tempo. Tutto questo deve aiutare a ridurre il numero di capi riformati nei primi 60 giorni di lattazione, voce di costo molto importante. L’importanza dell’osservare l’ingestione di sostanza secca nella fase di transizione è stata ripresa anche da Alessandro Ricci dell’Università di Torino. Infatti il glucosio nel circolo ematico è impiegato per la produzione lattea (per fare 1 kg di latte servono 72 g di glucosio), oltre che per il sistema immunitario e quello ormonale. Risulta quindi indispensabile il monitoraggio della glicemia in questa fase, dato che, si hanno importanti cambiamenti ormonali ed un calo dei polimorfonucleati, sia prima che dopo il parto. Cristian Rota, specialista dei dati economici, infine, mostrando alcuni dati, ha evidenziato come una buona gestione della fase di transizione, influenza significativamente l’economia di un’azienda. Infatti, una gestione efficiente di questo periodo può fornire quelle risorse necessarie per poter rendere più remunerativo il proprio lavoro o per operare quegli investimenti utili a migliorare la propria impresa.