di Sonia Rumi e Stefano Mattuzzi
Durante l’estate, la combinazione di calore e umidità crea un ambiente molto fastidioso per le vacche da latte. Durante il caldo estivo l’ingestione di sostanza secca può diminuire determinando una riduzione della produzione di latte accompagnata da una riduzione dei parametri di qualità, grasso e proteina, fondamentali per un ideale riconoscimento economico, in riferimento agli standard di qualità richiesti dai caseifici. Quindi si tratta di una questione che riguarda in particolare gli allevatori, ma che coinvolge anche l’intera filiera produttiva. Condizioni estive estreme hanno, inoltre, ripercussioni negative sulla sfera riproduttiva, sottoforma di ritardata ripresa dell’attività ovarica, scarse manifestazioni estrali e aumento dei riassorbimenti, e sul sistema immunitario in termini di ridotta risposta da parte delle cellule immunitarie. Fermo restando che il punto cruciale sul quale lavorare è il sostegno dell’ingestione di sostanza secca giornaliera, in ogni azienda resta fondamentale individuare e correggere tutti i fattori che possono influenzare negativamente questo aspetto. Volendo approfondire il fattore alimentazione, si rende, innanzitutto, necessario formulare razioni contenenti foraggi di qualità, in grado di apportare fibra strutturata, e concentrati energetici molto fermentescibili, per massimizzare l’ingestione, la produzione lattea e la sintesi di proteina microbica. La proteina alimentare è il secondo macronutriente fondamentale per la sintesi di proteina batterica da parte della microflora. È bene ricordare che la proteina microbica è caratterizzata da un elevato profilo aminoacidico, con concentrazioni di Lisina e Metionina superiori a tutte le fonti proteiche disponibili per l’alimentazione dei ruminanti.
Dal momento che nutrizione glucidica e azotata sono strettamente legate fra loro, la quantità di proteina alimentare necessaria è in funzione della quota di carboidrati fermentescibili della razione. Una più moderna concezione di razionamento proteico è il bilanciamento degli aminoacidi. Le proteine sono aminoacidi, uniti tra loro da legami peptidici. Sono nutrienti essenziali, con due azioni principali nella nutrizione dei ruminanti: fornire aminoacidi per le grandi funzioni organiche dell’animale e fornire azoto per i microrganismi del rumine.
Due sono gli aminoacidi limitanti per la produzione di latte e la sintesi proteica: Lisina e Metionina. Questi due aminoacidi agiscono insieme come nutrienti essenziali al corretto bilanciamento della razione della lattifera, assicurando un maggior rapporto di efficienza e di benessere nelle varie fasi dell’allevamento e nei diversi periodi dell’anno.
Oggi è noto che il soddisfacimento di questi fabbisogni è possibile solo mediante l’impiego di fonti di aminoacidi metabolici, ad alta efficienza in termini di biodisponibilità, in grado di garantire una quantità sufficiente di aminoacidi metabolizzabili nel sangue dell’animale. Infatti, la maggior parte delle proteine introdotte con la dieta è degradata dai microrganismi ruminali in modo tale che il profilo amminoacidico delle proteine assunte sia sostanzialmente differente da quello riscontrabile a livello intestinale.
Diventa opportuno somministrare alimenti proteici ricchi in Lisina (farina di estrazione di soia e di colza) e prodotti a base di Lisina metabolica, così da raggiungere livelli quanto più vicini possibile al fabbisogno reale Oltre a ciò, bisogna impiegare fonti di Metionina metabolica nella quantità necessaria a raggiungere il rapporto ottimale con l’analogo valore di Lisina metabolica (1:2,7 – 1:3,1 a seconda che si consideri rispettivamente il metodo americano o quello francese). In relazione a questi parametri è chiaro che, oggi e sempre più, si fa riferimento ad un rapporto dove gli amminoacidi, assorbiti a livello intestinale, tengano conto dell’energia ingerita (ECM) dalla lattifera, in relazione alla quantità di latte prodotto e relativi fabbisogni di mantenimento. Un’ottimizzazione dell’apporto amminoacidico può comportare un incremento della produzione di latte, un aumento dei tenori in proteina e grasso del latte, una riduzione della quantità di proteina inclusa in razione, una riduzione dell’impatto ambientale legato alla minor escrezione di azoto, una riduzione dell’incidenza delle principali dismetabolie legate al bilancio energetico negativo della vacca fresca (grazie al positivo effetto che un corretto bilanciamento esercita sull’assunzione di sostanza secca e migliori condizioni di salute e fertilità in relazione alla riduzione della spesa energetica per eliminare gli eccessi proteici e al miglior bilancio energetico della bovina), e, di conseguenza, una superiore redditività della mandria. La redditività aziendale è strettamente legata al miglioramento dell’efficienza alimentare, alla massimizzazione della produzione e all’incremento della qualità del latte, con conseguenze sul suo valore economico e tecnologico, soprattutto nella realtà italiana strettamente legata alla produzione casearia d’eccellenza.
Ci sono 20 diversi aminoacidi, suddivisi in essenziali e non essenziali, con importanti e specifici ruoli all’interno del bilancio quotidiano dei vari processi metabolici della vacca. A differenza degli aminoacidi non essenziale, quelli essenziali non possono essere sintetizzati dall’animale e quindi devono essere aggiunti nella dieta. Solitamente gli aminoacidi essenziali sono presenti nella razione in quantità inferiore rispetto ai fabbisogni delle bovine ad alta produzione presenti oggi negli allevamenti. Questo aspetto diventa maggiormente critico durante la fase estiva, e in concomitanza ad una prevedibile riduzione dell’ingestione giornaliera. I benefici aggiuntivi di una corretta formulazione, bilanciata e completa di aminoacidi metabolici, oltre che assicurare una maggiore quantità di latte prodotto giornalmente, permette un costante e sostenibile maggiore titolo proteico nel latte. Influenza, inoltre, i percorsi metabolici che governano uso e produzione di energia, aumentando la gluconeogenesi e l’ossidazione degli acidi grassi. Gli aminoacidi sono anche importanti per la regolazione metabolica dell’azoto non proteico (urea) e la sintesi di altri composti relativi e rilevabili a livello del plasma.