di Sonia Rumi

Il sistema dell’allevamento da reddito intensivo sta suscitando forti preoccupazioni a livello di Sanità Pubblica. In maniera particolare, l’uso eccessivo di farmaci e, soprattutto antibiotici risulta la via più semplice per proteggere gli animali e il risultato economico dell’azienda. L’uso massiccio di antibiotici porta alla selezione di ceppi resistenti di batteri, alla modificazione della flora batterica intestinale degli animali, all’accumulo ambientale attraverso le deiezioni e non da meno a residui negli alimenti di origine animale trasferendo la resistenza all’uomo. La somministrazione di antibiotici viene effettuata in tre casi particolari: terapia, profilassi e come fattore auxinico (cioè di aumento della resa alimentare sulla produttività dell’animale). Di questi, l’unico uso accettabile è quello in corso di terapia; l’uso nei trattamenti di profilassi dovrebbe essere abolito, mentre dal 1998 è proibito l’uso di antibiotici come promotori della crescita in tutte le fasi dell’allevamento.

L’esempio della Danimarca

In Danimarca sono in vigore molte misure che hanno come obiettivo tenere sotto controllo l’uso di antibiotici in allevamento. Dal 1998 i farmaci sono venduti solo dietro prescrizione della ricetta veterinaria, con l’abolizione della vendita da parte dei veterinari. Sempre nello stesso anno è nato un sistema di monitoraggio dell’uso degli antibiotici attraverso la raccolta delle copie delle ricette dai veterinari, dai mangimifici e dalle aziende private. Dal 2002 si è limitato l’uso veterinario di fluorochinoloni e cefalosporine considerati farmaci di ultima scelta in caso di mancata efficacia delle altre terapie. Nel 2010 è stato introdotto il sistema del “Cartellino Giallo” che consiste in un ammonimento degli allevatori che utilizzano un quantitativo superiore di antibiotici. Gli allevamenti, che eccedono il limite regolamentato, sono sottoposti a misure cautelari di riduzione dell’utilizzo, con l’aumento dei controlli da parte delle autorità e multe. Questo sistema ha permesso la riduzione dell’uso di antibiotici nella produzione zootecnica ad un livello molto basso.

Il caso della Colistina

Recentemente l’Agenzia Europea per la regolamentazione sui medicinali ha fissato una soglia limite per l’uso zootecnico della colistina. Questo antibiotico è in commercio da oltre 50 anni sia negli animali che nell’uomo. Come è noto i superbatteri resistenti agli antibiotici costituiscono una minaccia crescente in tutto il mondo; una revisione degli studi appena pubblicata su questo tema ha evidenziato l’importanza di nuove misure per affrontare il problema, compresa la necessità di limiti sull’uso di antibiotici in zootecnia e di nuovi investimenti nella ricerca di nuovi farmaci. Secondo L’Agenzia Europea la colistina dovrebbe essere riclassificata e aggiunta alla Categoria 2 degli antibiotici riservati al trattamento di infezioni negli animali dove non si ottengono risultati con altri antibiotici. Questa categoria di antibiotici sono elencati come criticamente importanti per l’uomo.

Gli aspetti sui quali puntare

Alla luce di quanto detto, per poter mantenere gli animali allevati in salute bisogna puntare su migliori condizioni di benessere al fine di mantenere in piena efficienza la risposta immunitaria. Quindi gli elementi sui quali intervenire sono:
• Management aziendale e personale, ovvero la gestione delle fasi operative più rilevanti (movimentazione, alimentazione, abbeverata e qualità dell’acqua, igiene degli stalli e igiene di mungitura), il rapporto numero di animali allevati e addetti di stalla e la preparazione specifica del personale;
• Strutture e attrezzature, dove bisogna analizzare l’idoneità delle strutture e delle attrezzature utilizzate in allevamento;
• Biosicurezza, intesa come sistemi strutturali e gestionali per la prevenzione delle principali patologie e garanzia delle condizioni sanitarie;
• Gli animali (come risultato dei tre punti precedenti), ovvero migliore comportamento verso l’uomo, migliori condizioni corporee e migliori condizioni di salute.

In associazione a tutti questi aspetti può essere utile l’utilizzo di prodotti in grado di migliorare le difese corporee dell’animale. Si tratta di sostanze naturali, il cui uso può essere considerato certamente innovativo per gli animali da reddito. Questo tipo di trattamenti prevede un approccio di tipo preventivo, consentendo di ridurre l’uso di antibiotici e di allevare e produrre rispettando il più possibile il benessere dell’animale e la sicurezza e la salubrità del prodotto finale.

Oggi i tempi sono maturi, il consumatore pretende dal mondo zootecnico animali che siano stati allevati in modo rispettoso delle esigenze di specie e che non abbiano subito troppi trattamenti con farmaci chimici. Oltretutto stanno nascendo e si diffonderanno sempre di più filiere antibiotico free che coinvolgeranno allevamenti, mangimifici, impianti di ritiro e trasformazione del prodotto e grande distribuzione.