di Sonia Rumi

L’innovazione della Cascina Beccaria

Cascina Beccaria, di proprietà della famiglia Busi, si trova a Borgo San Siro, un piccolo comune in provincia di Pavia. In un territorio in cui domina la coltura del riso, spicca un allevamento di 400 vacche da latte di razza Frisona con una produzione di circa 150 quintali di latte al giorno. Incontriamo Adriana, primogenita della famiglia Busi, fiera e combattiva allevatrice, che insieme alla sorella Claudia e al cugino Riccardo, dal 2019, conduce l’azienda di famiglia.

Uno studio realizzato sulle prime 15 grandi imprese americane, che sono riuscite a rimanere “prime” per più di 15 anni, ha concluso che il principale fattore di successo è il manager. Queste persone erano accomunate da una grandissima umiltà e una forte determinazione; sapevano dove portare l’azienda e con chi. Il presupposto era lavorare bene con le persone, perché erano convinti che era la gente che portava avanti l’azienda, non loro. Un esempio tangibile di quanto l’imprenditore possa fare la differenza è Adriana Busi che insieme alla sorella Claudia, che si occupa tra le altre cose della contabilità, e al cugino Riccardo, che si occupa della campagna, dal 2019, ha preso le redini dell’azienda di famiglia.

Come puoi descrivere il rapporto con i tuoi collaboratori? Il bacino di utenza della manodopera in agricoltura è fatto di persone alla ricerca di una prospettiva di vita migliore. Si tratta di personale senza una formazione specifica che si scontra con le esigenze di una azienda di alto livello. I dipendenti, come da contratto nazionale, dovrebbero saper fare tutto, ma alla fine vengono impiegati in mansioni altamente specializzate. Per questo motivo ho cominciato ad organizzare numerosi corsi, con l’obiettivo di prepararli e renderli responsabili del loro operato. Per esempio il lavoro del mungitore non è di per se un lavoro pesante, ma tutti i giorni bisogna fare sempre le stesse operazioni; quindi, in un certo senso, mi trovo a fare da motivatrice. Periodicamente faccio vedere dati e risultati ottenuti, perché la necessità è che tutti lavorino con lo stesso obiettivo; come in una squadra di calcio è il gruppo che deve funzionare. Più precisamente, nel nostro allevamento, dal 2007, si eseguono 3 mungiture al giorno. Grazie alla lungimiranza dei miei genitori abbiamo istallato una sala di mungitura parallela 20+20 che ci permette di mungere 160 vacche l’ora. Avevamo però un problema di conta somatica cellulare elevata. Solo di recente siamo riusciti ad introdurre nella routine di mungitura l’esecuzione del Pre – e Post – Dipping, spiegando ai nostri operai quali erano le criticità, dandoci un obiettivo. Dopo poco tempo gli ho mostrato che anche con Pre – e Post – Dipping, che presuppongono delle operazioni in più nella routine di mungitura, alla fine si munge in meno tempo, con dei risultati migliori. Mi sono preoccupata di mostrargli i risultati, in una sorta di restituzione di moralità.

Nell’immagine, in blu il flusso di latte e in rosso il tempo di mungitura. Appare evidente come prima di introdurre Pre – e Post – Dipping le vacche fossero scarsamente stimolate nella messa a latte determinando un flusso di latte scarso e tempi di mungitura dilatati. Solo dopo l’introduzione di una nuova routine di mungitura sono stati eliminati casi di sovramungitura causa di rotture degli sfinteri, rialzo di cellule ed episodi di mastite. (elaborazione HerdMetrix)

So che tra i tuoi collaboratori c’è un laureando in Agraria; come hai deciso di rivolgerti a lui?
La tendenza delle stalle moderne è di lavorare con gente che ha studiato. Abbiamo cominciato a collaborare con l’Università di Piacenza attraverso il sistema scuola lavoro. Sebastiano Fassina, che è un ragazzo del paese, ha coniugato le nozioni universitarie con la pratica offerta dall’azienda. È stata un’esperienza positiva, tant’è che abbiamo deciso di assumerlo dandogli la possibilità di continuare a studiare perchè riteniamo che rappresenterà una ricchezza. L’azienda ha bisogno di dipendenti che sappiano aggiornarsi; la conoscenza non si deve fermare solo nelle mani del manager.

Cosa ne pensi dell’importanza che viene data ultimamente al concetto di Benessere?
In passato le latterie erano la nostra pubblicità, il nostro sigillo di garanzia, a prescindere da quello che si facesse in azienda. Oggi l’azienda è la pubblicità di se stessa, garantendo la genuinità del prodotto commercializzato dalla latteria. In materia di benessere, vorrei fare una riflessione sottolineando che l’uomo stesso fa parte del regno animale. Siamo animali come le nostre vacche e con loro condividiamo il linguaggio del corpo; il che vuole dire che se ti devo far girare da una parte non te lo dico, ma te lo faccio vedere col corpo. Si tratta di un linguaggio che ci permette di capire anche se uno sta bene o meno. L’animale ti insegna che se gli fa male la gamba, zoppica, se gli fa male lo stomaco, smette di magiare. Creando benessere ho meno lavoro da fare. In passato, lavoravamo sulle urgenze e avevo bisogno di ore straordinarie per compiere tutto il lavoro. Inoltre, oggi, i guadagni del latte non sono più quelli di una volta, quindi ho delle risorse più limitate che devo far fruttare al meglio per svolgere il lavoro necessario.

Benessere animale: che interventi hai fatto nella tua azienda?
In termini pratici, io dico che siamo i “maggiordomi” delle nostre vacche. Nel 2019 abbiamo protocollato tutte le operazioni aziendali (sala di mungitura, vitelli, pulizie, etc). Recentemente abbiamo implementato il sistema di raffrescamento e di abbeverata (fondamentali per sostenere le produzioni nel periodo estivo), il pavimento della sala di mungitura (dove avevo diversi incidenti per scivolamento), creato dei box parto singoli (dato che noi lasciamo il vitello con la propria madre per 24 ore, ci permettono di assistere la vacca al parto, nel caso fosse necessario, controllare la colostratura del vitello e monitorare attentamente lo stato di salute di vacca e vitello), realizzato dei box per l’asciutta lenta (dato che ci troviamo ad asciugare vacche con ancora più di 30 litri di latte in mammella), rifatto la vitellaia (differenziando maschi e femmine) ed edificato la stalla nuova delle manze su cuccetta (fino ai 18 mesi sono a stabulazione libera). Abbiamo protocollato anche la gestione della salute del piede, facendo venire un podologo esperto ogni 2 settimane (così non c’è più la gestione dell’urgenza che avviene di rado). Il protocollo di gestione della vitellaia prevede che ogni vitello che nasce venga messo in gabbietta per 30 giorni e gli venga fornita e compilata una tabella di monitoraggio salute segnando se il vitello beve o meno il latte, quanto ne beve e se manifesta patologie (diarrea o sintomi respiratori); in questo modo, ogni operatore conosce le condizioni del vitello che ha di fronte. Durante la prima settimana vengono alimentati per 3 volte al giorno (nei primi 3 giorni viene fornito colostro e poi latte materno), successivamente ricevono 2 pasti al giorno. Il programma di gestione prevede una pesatura alla nascita, a 30 giorni (quando escono dalla gabbietta) a 2-3-6 e 13 mesi. Questo tipo di gestione permette di affrontare più razionalmente qualsiasi tipo di problematica dovesse insorgere. Abbiamo installato un numero di gabbiette tale da permetterci di fare il “tutto pieno, tutto vuoto”. Anche se può sembrare una cosa scontata ho dovuto insistere affinchè i ciucci venissero puliti dopo ogni pasto. Il fatto di avere le vacche in lattazione suddivise in più gruppi per età e stadio di lattazione mi ha dato la possibilità di eseguire una alimentazione di precisione; in questo modo si soddisfano meglio i fabbisogni e la spesa alimentare è più oculata. Per quanto riguarda l’alimentazione ci siamo impegnati per una riconnessione tra il settore zootecnico e agronomico della nostra stalla, organizzando delle rotazioni colturali che andassero a servizio di ciò che serve in stalla.

Che strumenti utilizzi per monitorare i tuoi dati economici?
Dal 2019 aderiamo ad un “Servizio di analisi e riclassificazione dati economici e finanziari” attraverso la figura di Cristian Rota. Quotidianamente mia sorella Claudia compila dei fogli Excel riportando tutte le spese e i ricavi suddivisi per categoria, mentre io compilo un Feeding Monitor mensile per la valutazione degli IOFC e l’ottimizzazione del sistema alimentare prestando la massima attenzione al rapporto tra ricavi e costi. Due volte l’anno inviamo tutti i dati al dott. Rota per l’elaborazione. La difficoltà del sistema è il reperimento delle informazioni da inserire nei fogli Excel, che non sempre sono a portata di mano e molto spesso sono in possesso di chi collabora con te e che non sempre condivide l’importanza di questo lavoro. Per quanto riguarda il Feeding Monitor una grossa mano me l’ha data il nuovo carro unifeed munito della pesa della Dinamica Generale che in maniera automatica mi fornisce dati perfetti per quanto riguarda scarichi, avanzi e ingestioni. Per rendere ancora più preciso il sistema mi sono munita di uno strumento per la misurazione dell’umidità degli insilati (Koster Moisture Tester), che utilizzo una volta alla settimana (abbiamo degli avanzi che sono al di sotto del 2%). Questo sistema integrato è stato molto utile ai carristi, che grazie ad un App scaricata su telefonino controllano la loro performance quotidianamente (oggi abbiamo una percentuale di errore nella preparazione del carro unifeed che è sotto l’1%). Per il controllo dei dati riproduttivi, dal 2009, usiamo il programma DairyComp dove lavoriamo per protocolli (fecondazioni, vaccinazioni, Double Ovsynch, parti, etc), alimentandolo coi dati dei controlli funzionali APA. In parallelo, per i dati produttivi usiamo il programma HerdMetrix della BouMatic (mi fornisce statistiche sulla produzione di latte e sulla mungitura).

Come puoi descrivere la tua esperienza di donna in agricoltura?
Veniamo da una storia e una cultura in cui la donna fa tutto in azienda ma le viene riconosciuto solo il ruolo di responsabile della vitellaia (ruolo materno). Conosco aziende in cui la moglie si occupa della tenuta dei conti, ma al convegno su temi economici ci vanno i mariti. In tutte le aziende ognuno ha il suo ruolo; avere un ruolo vuole dire possedere delle risposte e vedere riconosciuta la responsabilità di una determinata mansione. Questo diventa ancora più difficile quando ci si trova in un contesto famigliare in cui si ha, oltretutto, un confronto tra generazioni. Durante una riunione aziendale non devi parlare a chi ti sta di fronte come a un figlio, un nipote o un genitore, bensì come qualcuno che ha una conoscenza. Con orgoglio posso dire che oggi nella mia azienda riusciamo ad avere riunioni dove vige un confronto equo fra tutti, con una progettualità concreta; con questo non voglio enfatizzare le nostre vittorie ma sottolineare tutte le nostre sconfitte, perché è l’errore che ci ha permesso di arrivare alla serenità di oggi.

La mia esperienza di donna in agricoltura ha beneficiato in particolar modo dell’assistenza tecnica fornita dalla Dott.ssa Santini di Comazoo, che con il suo essere una donna determinata mi ha trasmesso tanta forza e coraggio. È stata di stimolo di fronte alle mie difficoltà. La ringrazio in particolar modo. Sono grata anche al rapporto che ho con Comazoo nelle figure del Dott. Cadei e al Dott. Baroni con i quali condivido una viva collaborazione.

Che progetti hai per i prossimi 5 anni nella tua stalla?
Una contabilità precisa ti permette di avere una bussola e di vedere dove sei ora e prendere decisioni per proiettarti nel futuro. Solo in questo modo è possibile fare dei progetti organici da presentare in banca per un migliore accesso al credito. Entro i prossimi 5 anni abbiamo progettato un ampiamento della stalla per arrivare a 500 vacche in lattazione, un biogas e l’introduzione del robot di mungitura. Non da ultimo voglio consolidare il rapporto di collaborazione con le Università.