di Stefano Giovenzana
Pur rappresentando una quota marginale nell’attività della cooperativa, l’allevamento caprino da latte sta facendo riscontrare un andamento positivo sia per quanto riguarda il numero di aziende che scelgono COMAZOO, sia per il volume di consumi.
Rispetto agli altri settori zootecnici, quello caprino ha un’articolazione un pò differente; innanzitutto la maggior parte delle aziende è di costituzione relativamente recente oppure in alcuni casi si tratta di conversione da altri settori zootecnici, ed è condotta da allevatori piuttosto giovani. Se tradizionalmente era considerato un allevamento tipico delle aree di montagna oggi trova larga diffusione e nuovo slancio anche nelle zone di pianura. La maggior parte degli allevamenti ha dimensioni contenute (al di sotto dei 100 capi in lattazione) e trasforma direttamente il proprio latte commercializzando poi i prodotti direttamente; esistono però anche diverse realtà di dimensioni maggiori (mediamente 200-300 capi in lattazione) ove il latte viene destinato alla vendita a caseifici industriali. Per molti aspetti paragonabile, facendo le opportune proporzioni, all’allevamento del bovino da latte, l’allevamento caprino ha però alcune peculiarità fondamentali da conoscere per riuscire a massimizzarne la resa; la più evidente tra queste caratteristiche specifiche è la stagionalità del periodo riproduttivo. Alle nostre latitudini e con le razze che si allevano nelle nostre aree la stagione riproduttiva comincia in genere dalla fine di agosto e si protrae fino a gennaio; ne consegue una stagionalità sia nel susseguirsi degli impegni in azienda (gestione dei parti, della capretteria, della rimonta) sia della disponibilità di prodotti: la produzione di latte e formaggi ha un andamento fluttuante nel corso dell’anno che spesso non si coniuga con le richieste di mercato (specie della grande distribuzione). Esistono una serie di interventi che si possono mettere in campo al fine di “correggere” questa stagionalità, per avere una distribuzione delle produzioni e anche dei carichi di lavoro più consona con le esigenze aziendali. In genere per le aziende che vendono latte esistono delle griglie di pagamento che, oltre alla qualità (intesa come titoli di grasso, proteine, carica batterica e tenore di cellule somatiche), vanno a premiare le produzioni cosiddette “fuori stagione” vale a dire il latte prodotto nei mesi invernali (di solito da ottobre a febbraio). Per chi trasforma e commercializza i formaggi diventa strategico capire come varia la domanda dei propri clienti nei vari periodi dell’anno (spesso in dicembre si registra un aumento della richiesta di prodotti di origine caprina a fronte di un periodo di improduttività delle capre). Proprio per questo occorre una programmazione specifica e ben studiata sviluppata in base alle esigenze ed alle potenzialità della singola azienda: gestire al meglio l’organizzazione della riproduzione è una delle chiavi di volta del successo di un’azienda. Parto da queste considerazioni sull’organizzazione della produzione per collegarmi ad un altro aspetto strategico: l’allevamento della rimonta. Mentre nel caso dei bovini da latte esiste un mercato di animali da vita, gravidi o in produzione, nel settore caprino questa disponibilità non c’è; il reperimento di soggetti per sopperire ad errori o incidenti di percorso nella fase di gestione della riproduzione è molto difficile e spesso espone anche a rischi di carattere sanitario. Si rende quindi necessario e assolutamente vantaggioso allevare in maniera impeccabile la propria rimonta a partire dalla colostratura, alla fase lattea, allo svezzamento ed al successivo accrescimento per arrivare ad ottenere caprette fertili ben sviluppate e che possano entrare in produzione già a 12-13 mesi. Questi risultati si ottengono con una combinazione di diversi fattori:
1. La sanità dei soggetti,
2. La gestione alimentare,
3. L’ambiente di allevamento.
1. Gli aspetti sanitari da tenere maggiormente sotto controllo per l’allevamento delle caprette sono le patologie respiratorie, le closridiosi e la coccidiosi. Spesso vale la pena “giocare d’anticipo” provvedendo ad impostare piani vaccinali consultando il veterinario aziendale. Per quanto riguarda la coccidiosi è opportuno monitorare con attenzione lo sviluppo della parassitosi, sia prestando la dovuta attenzione all’insorgenza dei primi sintomi sia monitrando la situazione con analisi coprologiche.
2. La gestione alimentare deve essere monitorata attentamente soprattutto nelle prime fasi: l’assunzione del colostro in quantità sufficiente nei tempi e nei modi opportuni rappresenta il primo importante step seguito dalla fase dell’alimentazione lattea. Se si opta per la somministrazione di latte in polvere riscostituito occorre scegliere un prodotto di alta qualità, forse più caro ma senza dubbio più sicuro e più performante e rispettarne le dosi di diluizione e la temperatura di somministrazione. La somministrazione può avvenire con allattatrice automtica o con somministrazione a pasti (2 o meglio 3 al giorno) con secchi multibiberon o canalina ma senza comunque scordarsi la quotidiana pulizia e manutenzione delle attrezzature. Già in questa fase è necessario mettere a disposizione delle caprette acqua pulita, foraggio e idoneo mangime in modo da arrivare allo svezzamento con animali già abituati a mangiare. Operando in questo modo si può ricorrere allo svezzamento drastico, sospendendo la somministrazione di latte da un giorno all’altro quando la capretta ha raggiunto il peso di 17kg. Da questo punto fino alla fase riproduttiva le caprette vanno alimentate in maniera equilibrata per arrivare all’età di 7-8 mesi al peso ideale di 35kg con un incremento giornaliero medio di 100gr/giorno.
3. Le condizioni ambientali della capretteria sono fondamentali perché animali sani e ben alimentati riescano ad esprimere al meglio le proprie potenzialità; per condizioni ambientali intendo la disponibilità di superficie pro-capite (almeno 1mq/capo svezzato), la possibilità di accesso all’alimento (almeno una tettarella ogni 15/20 capretti in fase lattea, 25/30cm di fornte mangiatoia dopo lo svezzamento), la disponibilità di lettiera asciutta ben impagliata ed il corretto ricambio d’aria.