il 18 maggio ore 10,30 è stata organizzata una giornata dimostrativa presso l’Azienda agricola Bagaggera (LC), dal titolo “Approvvigionamento e circolarità aziendale: tecniche di produzione biologica”.
L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto INFO-FILBIO “Azioni di informazione e dimostrazione per migliorare la resilienza dei sistemi produttivi, l’autoapprovvigionamento delle materie prime e la circolarità aziendale nel comprensorio agro-zootecnico secondo metodo biologico.” Il progetto è finanziato dal PSR LOMBARDIA 2014-20. Partner del progetto sono Promocoop Lombardia, società di servizi promossa da Confcooperative Lombardia, e il CREA Zootecnia e Acquacoltura, Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari le cui competenze scientifiche spaziano dal settore agricolo, zootecnico, ittico, forestale, agroindustriale, nutrizionale, fino all’ambito socioeconomico. Coinvolte nelle attività del progetto anche la cooperativa COMAZOO, la cooperativa IRIS e le Az. Motella Bassa, Az. Agricola Concaro Dr. Cristiano e l’Az. Bagaggera.
Proprio quest’ultima, l’azienda agricola Bagaggera di La Valletta Brianza in provincia di Lecco, ospiterà la prima giornata dimostrativa dedicata al progetto.
L’8 Giugno vi aspettiamo per la prima giornata dimostrativa del progetto SOPPESO.
Sarà l’occasione per visitare i campi sperimentali con 12 diverse varietà di orzo e 12 varietà di pisello proteico e discutere con i tecnici agronomi delle attività in corso finalizzate a valutarne l’adattabilità alle mutate condizioni climatiche, le rese e il valore nutritivo. Nella locandina di invito trovate in dettagli il programma della giornata
Comazoo è promotrice e capofila di un nuovo progetto finanziato dall’operazione 16.2.01 del PSR di Regione Lombardia. So-ppeso: il suino pesante ma sostenibile.
Un progetto finalizzato a dimostrare e promuovere la sostenibilità ambientale ed economica di nuovi modelli di razionamento del suino pesante compatibili con le nuove indicazioni del Disciplinare DOP del Prosciutto di Parma. In particolare verranno studiate specie e varietà da inserire in avvicendamenti colturali sostenibili e le varietà di mais più idonee per contenuto in acido linoleico. Per le diverse formulazioni messe a punto verrà valutato: prestazioni produttive, bilancio dell’azoto, impronte ambientali e qualità delle carni.
di Andrea Bertolini*, Laura Valli e Valeria Musi**
Il Progetto “Low EmiSSion farming”, coordinato da PROMOCOP Lombardia coinvolge in qualità di Partner Fondazione CRPA Studi Ricerche, che si avvale della collaborazione delle aziende COMAZOO, Azienda Canobbio e Agricola Barozzi. Si tratta di un progetto di informazione e dimostrazione per la diffusione di buone pratiche di produzione che siano in grado di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e ammoniaca dagli allevamenti di bovine da latte e suini della Lombardia. Questo per creare una sensibilizzazione sul tema e nel breve periodo per favorire un’applicazione delle normative vigenti che forniscono già indirizzi tecnici in tal senso, ma di cui i produttori sono in genere poco informati e/o di cui non sono ben conosciute le implicazioni tecniche ed operative (per esempio investimenti necessari, costi di esercizio, efficacia, ecc.).
Le emissioni in atmosfera di gas a effetto serra (GHG) e di ammoniaca derivano dalle diverse attività umane, comprese quelle agricole e di allevamento. Le produzioni zootecniche generano ed immettono nell’ambiente composti azotati derivati dagli effluenti (nitrati, potenziali inquinanti delle acque superficiali e profonde; ossidi dell’azoto tra cui l’N2O, potente gas a effetto serra) e metano, GHG prodotto dalle fermentazioni enteriche e dagli effluenti. Soprattutto all’azoto sono imputati effetti negativi sull’ambiente in quanto è la fonte primaria di ammoniaca che a livello atmosferico può essere precursore delle polveri sottili e può determinare fenomeni di acidificazione ed eutrofizzazione dei suoli. In base ai dati ISPRA 2021, il settore agricolo italiano rappresenta solo il 7% circa delle emissioni nazionali di gas serra, mentre è responsabile del 95% delle emissioni nazionali di ammoniaca.
Al fine di raggiungere un generale miglioramento della qualità dell’aria e diminuire l’impatto sulla salute di circa il 50%, l’Unione Europea nel 2016 ha emanato la direttiva UE n. 2016/2284, cd. Direttiva NEC (National Emission Ceiling), concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici. Con riferimento all’ammoniaca, per l’Italia la Direttiva definisce la diminuzione delle emissioni totali del 5% rispetto ai valori del 2005, dal 2020 al 2029, e del 16% entro il 2030 e da mantenere negli anni a venire. Allo scopo di contenere il più possibile le emissioni inquinanti, derivanti dagli allevamenti zootecnici possono essere impiegate una serie di tecniche specifiche per prevenire la perdita di nutrienti durante la gestione e l’utilizzazione agronomica degli effluenti, come la frequente rimozione delle deiezioni dalle stalle, la copertura degli stoccaggi, l’interramento degli effluenti nello spandimento.
Queste tecniche sono ancora oggi considerate come le “Best Available Techniques” (BAT) nelle normative UE (Decisione di Esecuzione (EU) 2017/302) per ridurre le emissioni di ammoniaca in quanto soddisfano le condizioni della definizione di BAT, ovvero misure efficaci, praticamente applicabili ed economicamente sostenibili. Ma soprattutto da diversi anni le normative riconoscono che la razionalizzazione della nutrizione azotata in allevamento conduce alla riduzione delle escrezioni di azoto alla fonte, cioè ne diminuisce la concentrazione negli effluenti. Infatti sono considerate BAT anche una serie di tecniche nutrizionali che consentono di diminuire l’azoto escreto e che a differenza di altri interventi non richiedono investimenti in strutture e attrezzature. Il bilancio dell’azoto – Ogni azienda agricola costituisce un’unità di “scambio” di azoto con l’ambiente: essa importa azoto dall’esterno, in particolare sotto forma di mangimi, foraggi e fertilizzanti, e ne esporta, sotto forma di prodotti agricoli venduti. L’azoto che esce con le produzioni è una quota inferiore di quello che entra con i mezzi di produzione.
La differenza fra “ingresso e uscita” rappresenta la quota di azoto “improduttiva”, cioè non trasformata in prodotto e che l’azienda deve gestire come surplus. Questa viene determinata attraverso un bilancio vero e proprio che analizza i flussi di azoto all’interno dell’azienda e permette di valutare quali siano le voci ed i passaggi che incidono maggiormente sul bilancio dell’elemento e quali processi risultino meno efficienti. Per mettere le aziende suinicole in grado di realizzare un bilancio dell’azoto impiegato nella produzione animale, è stata sviluppata un’applicazione che consente di calcolare la quota di surplus di azoto che resta da gestire in azienda come escrezioni (urine e feci) e che generano gli effluenti, e quindi anche la resa dell’azoto dietetico in prodotto zootecnico in base alle caratteristiche dei mangimi somministrati.
L’applicazione è stata realizzata nell’ambito del progetto dimostrativo “Produzioni zootecniche lombarde a basse emissioni, eco compatibili e resilienti – Low EmiSSion farming”. Il progetto, finanziato dal PSR 2014- 2020 Regione Lombardia. Misura 1 – “Trasferimento di conoscenze e azioni di informazione” Sottomisura 1.2 – “Sostegno a attività dimostrative e azioni di informazione” Operazione 1.2.01 “Progetti dimostrativi e azioni di informazione” realizzato da Promocoop Lombardia e Fondazione CRPA Studi Ricerche, è finalizzato alla diffusione delle buone pratiche di produzione in grado di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e ammoniaca dagli allevamenti di bovine da latte e suini della Lombardia.
Questo applicativo permette agli utenti di gestire i bilanci dell’azoto e di valutare la performance ambientale degli allevamenti in forma semplice e veloce. Il calcolo quantifica il surplus di azoto (N escreto) come differenza fra input e output, secondo la seguente equazione: N escreto = N nel mangime utilizzato – N animali in uscita (venduti e morti) + N animali in entrata – (N inventario finale degli animali – N inventario iniziale degli animali) Il calcolo del bilancio può essere riferito ad un ciclo di allevamento o ad un anno solare. L’input dei dati (questionario) è strutturato in 3 schermate principali:
1. Azienda – informazioni sull’azienda;
2. Giacenze – Informazione sulle giacenze di animali, materie e mangimi;
3. Movimenti – Informazione sui movimenti di animali, materie e mangimi.
L’utilizzo dell’applicativo è gratuito ed è indirizzato a tecnici, allevatori, ricercatori, studenti, e a chiunque sia interessato al tema del bilancio dell’azoto. Per ogni azienda e per ogni annata l’utente può compilare il bilancio dell’azoto: i dati inseriti rimangono privati e solo l’utente ha la possibilità di accedervi. Molto semplice ed intuitivo, il tool prevede maschere per individuare ed inserire gli elementi del bilancio (input ed output) e restituisce una schermata riassuntiva di bilancio e di resa dell’azoto.
Il bilancio si completa in circa 10 minuti di compilazione e tra gli output i risultati significativi sono: azoto escreto (kg N per il periodo di riferimento, per esempio ciclo di ingrasso o anno solare) e resa dell’azoto della proteina della razione in peso vivo (%). Questi due indicatori, rispondendo alle pratiche che il conduttore può attivare in azienda relativamente alla scelta della razione, possono servire a rendere ancor più consapevoli gli operatori aziendali, stimolandoli al perseguimento di azioni che riducono gli impatti ambientali delle loro attività.
Il CREA, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, ha prodotto un report, il terzo nel 2022, che fornisce una analisi ufficiale dell’impatto della crisi energetica sui bilanci delle aziende di bovine da latte e sui costi di produzione del latte.
Il rapporto del CREA, pubblicato lo scorso settembre, scaturisce dallo studio dei dati RICA, Rete di Informazione Contabile Agricola, emanazione del CREA stesso e documenta le difficoltà di una agricoltura che affronta una crisi senza precedenti dovuta agli effetti della guerra e aggravata dall’emergenza idrica. L’obiettivo del documento è quantificare gli effetti determinati dall’aumento di alcuni costi di produzione sui risultati economici delle aziende zootecniche, in particolare quelle da latte, uno dei settori più colpiti dall’impennata dei costi. Si sono analizzate 8 voci di costo per gli ultimi 5 anni disponibili, 2016- 2020, su un campione di oltre 2000 aziende. Le voci di costo comprendono sementi, fertilizzanti, fitosanitari, mangimi, foraggi e lettiere, gasolio, energia elettrica e noleggi passivi.
Il dato principale evidenziato dalla Tabella 1 è che nel primo semestre 2022, rispetto ai valori di riferimento del quinquennio 2016-2020, si è avuto, nelle stalle di vacche da latte, un aumento di costo medio di produzione di oltre 90.000 euro con una variazione in percentuale superiore al 110%. I valori di incremento in senso assoluto di mangimi ed energia elettrica raggiungono rispettivamente i 34.000 (+95%) e oltre 35.000 € (+1.100%) per azienda.
Se analizziamo nella Figura 1 la composizione dei costi correnti nella situazione di partenza (quinquennio 2016-2020) la componente che pesa percentualmente di più (45% dei costi correnti) è quella dei mangimi, seguita da foraggi e lettiere (8,3% dei costi correnti). In seguito all’aumento dei costi delle materie prime cambia non solo il valore assoluto dei costi correnti aziendali, ma anche la composizione tra le diverse componenti con una predominanza del valore percentuale di costo per l’elettricità che passa al 5,2% al 23,4% dei costi totali.
Un dato importante che si evince dalla Figura 2 è che la dimensione aziendale influisce direttamente sul contenimento dei costi correnti poiché le aziende di dimensioni maggiori hanno incrementi percentuali dei costi leggermente inferiori a quelli di aziende di minor dimensione; la motivazione potrebbe essere legata alla capacità di applicare, nelle grandi aziende, economie di scala capaci di contenere l’aumento dei costi correnti. L’area geografica su cui insistono la maggior parte delle nostre aziende socie, caratterizzate da una dimensione aziendale medio – grande o grande, manifesta un incremento dei costi, in termini assoluti, più elevato (oltre 138.000€ per azienda), ma in termini percentuali un incremento lievemente più basso rispetto ad altre aree d’Italia (106,2%). La seconda parte del rapporto analizza gli effetti degli aumenti dei costi energetici e delle materie prime per litro di latte prodotto. Nella situazione di base 2016-2020 il costo operativo per la produzione di un litro di latte, in valore assoluto, è pari a 30 centesimi/litro; nel primo semestre 2022 tale costo viene collocato a 54 centesimi/ litro, con un incremento percentuale dell’82% e quindi con un costo aggiuntivo di 24 centesimi/litro. Assumendo come prezzo di riferimento i valori CLAL del quinquennio 2016- 2020, valore medio 36,5 centesimi/ litro e per il primo semestre 2022 47,1 centesimi litro si evidenzia un peggioramento del quadro economico, infatti, se nella situazione di base (2016- 2020) il prezzo del latte è risultato essere superiore al livello dei costi di produzione, nella condizione attuale il prezzo appare insufficiente a coprire i costi cresciuti enormemente a seguito della crisi energetica.
Tali dati sono evidenziati nella Figura 3. Risulta chiaro, di fronte a questi dati, che la capacità di resilienza delle nostre aziende zootecniche da latte è messo a dura prova da questa congiuntura economica sfavorevole. Le conclusioni del rapporto sono che una azienda su quattro potrebbe non riuscire a coprire i costi correnti con il forte rischio di dover chiudere l’attività. È altresì vero che la dimensione aziendale, sia economica che rapportata al numero di vacche allevate, delle nostre aziende socie, la collocazione territoriale e la destinazione produttiva del latte, con una trasformazione e una valorizzazione superiore rispetto al prezzo sul quale sono basate le analisi del CREA, possono mitigare una situazione di chiara difficoltà. Non bisogna, però. dimenticare che le aziende di medio – piccole dimensioni, più penalizzate, sono una componente importante di tutela del territorio, generano un indotto significativo in aree marginali e spesso producono prodotti DOP minori ma fortemente legati e valorizzanti il territorio. In questo, la Cooperativa, garantendo un trattamento paritario dei propri Soci indipendentemente dalle dimensioni aziendali, può essere di aiuto.
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